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Lui & Lei

Bella stronza


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
12.04.2025    |    1.737    |    1 9.0
"Stava per andarsene, maledicendosi – “Sei un coglione, ma veramente un coglione, hai 48 anni e fai queste stronzate” – quando una voce dal citofono, che..."
(Racconto vero, non adatto alla lettura di una donna)
Fabio, 48 anni, robusto, alto 1,72, viveva da solo a Roma, un uomo segnato dalla recente separazione dalla moglie. La solitudine lo aveva spinto a iscriversi al sistema di dating di Facebook, un luogo dove cercare un po’ di compagnia, forse un po’ di calore. Fu lì che incontrò Catia, una donna di 32 anni, alta 1,74, slanciata ed elegante, con un portamento sicuro e un sorriso luminoso che trasmetteva simpatia e calore. Il suo viso era un’armonia di lineamenti delicati: occhi grandi, scuri ed espressivi, valorizzati da un trucco sobrio ma raffinato, e una terza di seno generosa che catturava lo sguardo. Fabio rimase incantato dalla sua foto profilo, quasi non credendo che una donna così bella potesse interessarsi a lui.
Il loro primo scambio di messaggi fu subito provocatorio. “Ciao, uomo maturo, pensi di reggere una come me?” scrisse Catia, con un tono scherzoso ma pungente. Fabio rispose a tono: “Ciao, bella, non sottovalutarmi, potrei sorprenderti.” La chat si accese rapidamente: battute, risate virtuali, un’intesa che cresceva messaggio dopo messaggio. A un certo punto, Catia gli mandò una foto dei suoi piedini, le unghie laccate di rosso, accompagnata da un messaggio: “Ti piacciono? Magari un giorno te li faccio assaggiare.” Fabio sentì un brivido, il cazzo che si induriva nei pantaloni, e rispose: “Non vedo l’ora, sei una tentazione.” Dopo qualche giorno di chat sempre più intima, si scambiarono i numeri, e Fabio si ritrovò a vivere per i messaggi di Catia, aspettando ogni sua parola con un’ansia che tradiva la sua fragilità.
La prima telefonata fu un colpo al cuore per Fabio. La voce di Catia era morbida, dolce, un suono che lo avvolgeva come una carezza. “Ciao, Fabio, finalmente ti sento,” gli disse, e lui si perse in quella voce, balbettando un “Ciao, sei… sei incredibile.” Si scambiarono foto: il volto di Catia era ancora più incantevole di quanto immaginasse, con quegli occhi scuri che sembravano guardarlo dentro, e Fabio quasi non credeva che una donna così bella, 16 anni più giovane di lui, potesse pensare a lui. Una mattina, Catia gli mandò un video per salutarlo: era in intimo nero di pizzo, il reggiseno che lasciava intravedere i capezzoli duri, le mutandine che aderivano alla sua fica depilata, un’immagine che fece perdere la testa a Fabio. Dipendeva sempre di più dai suoi messaggi, il desiderio che lo consumava, un’ossessione che lo rendeva vulnerabile.
Decisero di vedersi dal vivo in un noto locale alla Garbatella, un venerdì alle 19:30. Fabio si presentò puntuale, il cuore che batteva forte, ma alle 20:00 di Catia non c’era traccia. Provò a chiamarla, ma il telefono era spento; le scrisse su WhatsApp, ma nessuna risposta. Alle 20:30, deluso e ferito, tornò a casa, sentendosi uno sciocco. Per cinque giorni non ebbe notizie, finché Catia non gli scrisse: “Scusa, sono stata impegnata, ti va di vederci sabato prossimo?” Fabio, titubante ma ancora ammaliato, accettò. Ogni mattina le mandava il buongiorno su WhatsApp, aspettando il suo sorriso compiacente, ma il sabato, alle 19:30, al locale alla Garbatella, Catia non si presentò di nuovo. Fabio attese fino alle 20:00, poi, capendo di essere stato preso in giro, tornò a casa dopo due birre, il cuore pesante. Alle 24:00, un messaggio di Catia: “Scusa, un altro imprevisto.” Fabio, ormai stanco, rispose: “Non ci sono problemi, ci sarà un’altra occasione.”
Per 10 giorni, Catia sparì: si collegava su WhatsApp, cambiava stato, ma non scriveva a Fabio. Lui, ferito, cancellò le sue foto e il suo contatto dalla rubrica, cercando di dimenticarla. Ma dopo 10 giorni, mentre era in ufficio, arrivò un messaggio: una foto di Catia con il seno scoperto, i capezzoli duri in bella vista, e una frase: “Mi manchi.” Fabio sapeva che Catia lo stava manipolando, ma gli ormoni presero il sopravvento. Dopo 15 minuti, rispose in modo diretto e provocatorio: “Sarebbe bello leccare quei capezzoli.” Catia replicò subito: “Vieni da me sabato sera alle 21.00, sono sola,” lasciandogli un indirizzo. I giorni passarono senza altri segnali da parte di Catia, ma Fabio, stregato, non poteva resistere.
Sabato alle 21:00, Fabio era davanti al palazzo di Catia. Non aveva il suo cognome e non sapeva a chi citofonare. Chiamò, ma il telefono era spento. Stava per andarsene, maledicendosi – “Sei un coglione, ma veramente un coglione, hai 48 anni e fai queste stronzate” – quando una voce dal citofono, che riconobbe subito, gli aprì il portone: “Secondo piano, ti lascio la porta aperta.” Entrò, il cuore che batteva forte, e trovò un ambiente accogliente, ben arredato, con luci soffuse. Catia lo accolse in autoreggenti nere, tacchi alti, un perizoma trasparente che lasciava intravedere la sua fica depilata, e un reggiseno trasparente che metteva in mostra i capezzoli duri. Fabio era su di giri, il cazzo che si induriva nei pantaloni solo a guardarla. La abbracciò d’istinto, e iniziarono a baciarsi con una passione che era pura elettricità, le loro labbra che si cercavano con urgenza, le lingue che si intrecciavano in un bacio profondo e umido, le mani di Fabio che la toccavano ovunque, accarezzandole i seni, il culo, le cosce. “Non sai quanto ti desidero,” le disse, la voce rotta dal desiderio. Catia gli rispose con un tono che sembrava una concessione: “Lo so che mi desideri, per questo ho deciso di invitarti,” come se gli stesse facendo un favore, un atto di compassione.
Ma a Fabio non importava più: il desiderio lo consumava. La spinse contro il divano, continuando a baciarla, la lingua che scivolava lungo il suo collo, mordicchiandole la pelle, mentre le sue mani le abbassavano il perizoma, rivelando la sua fica bagnata, lucida di umori. “Cazzo, sei una troia,” grugnì, e senza aspettare un secondo in più, si slacciò i pantaloni, tirò fuori il cazzo duro e la penetrò con un affondo deciso, la fica di Catia che lo accoglieva, calda e stretta. “Sì… scopami, Fabio,” gemeva Catia, le cosce aperte, il corpo che si inarcava sotto di lui mentre Fabio la scopava con furia, i colpi profondi e ritmici, il cazzo che entrava e usciva con un suono bagnato, le palle che sbattevano contro di lei. La scopò più e più volte, cambiando posizione, mettendola a cavalcioni sopra di lui, il cazzo che la riempiva mentre lei gli cavalcava, i seni che rimbalzavano sotto il reggiseno trasparente, i gemiti che riempivano la stanza. Catia era vicina all’orgasmo, il corpo che tremava, la fica che si stringeva intorno al cazzo di Fabio, ma lui voleva di più, voleva farle sentire chi comandava.
La fece girare, mettendola a carponi sul divano, il culo perfetto di Catia esposto, le autoreggenti che le stringevano le cosce. Lei, esperta, porse il sedere, continuando a toccarsi la fica con una mano, le dita che scivolavano sul clitoride, un’immagine che fece perdere la testa a Fabio. Sputò sul culo di Catia, lubrificandolo con la saliva, e poi avvicinò il cazzo, sfiorandole l’ano con la cappella. “Ti sfondo il culo, troia,” ringhiò, e con un affondo brutale la penetrò, il cazzo che le entrava nel culo, allargandola con forza, facendola urlare di piacere e dolore. “Cazzo… sì, inculami, porco!” gridava Catia, il culo che si stringeva intorno al cazzo di Fabio, un misto di resistenza e piacere che lo eccitava da morire. Fabio la scopava con una furia selvaggia, i colpi profondi e veloci, il cazzo che la sfondava senza sosta, le palle che sbattevano contro le sue natiche. “Ti sto rompendo il culo, troia, ti sto sfondando tutta,” le urlava, le mani che le stringevano i fianchi, i colpi che si facevano sempre più violenti, il culo di Catia che si apriva sotto di lui, un buco spalancato che lo accoglieva tutto.
Catia perse il controllo, il corpo che si piegava sui gomiti, il culo ancora in alto mentre si toccava la fica con furia, i gemiti che si trasformavano in urla, “Cazzo… mi fai male… ma mi piace, continua!” Fabio non si fermava, la inculava con una forza che sembrava infinita, il cazzo che la devastava, il culo di Catia che si contraeva a ogni affondo, un piacere che la portava al confine dell’orgasmo. Senza dare nessun avviso, Fabio sentì l’orgasmo montare, un fuoco che non poteva più trattenere. “Ti riempio, troia,” grugnì, e con un ultimo affondo esplose, sborrandole nel culo, fiotti caldi che le inondavano l’intestino, un orgasmo che lo fece tremare, il corpo scosso da fremiti mentre scaricava tutto dentro di lei, il seme che colava fuori, gocciolando lungo le cosce di Catia.
Fabio si ritirò da lei, il cazzo ancora gocciolante, e si rimise i pantaloni con un gesto rapido. Catia era lì, piegata sul divano, il culo sfondato e pieno di sborra, il corpo tremante, ma senza essere arrivata all’orgasmo, il piacere negato che la lasciava frustrata. Lo guardò, confusa, cercando di capire un po' accigliata. Fabio le sorrise, un sorriso che era un misto di soddisfazione e rivalsa. “Ciao, bella stronza,” le disse, la voce fredda lo sguardo fiero, e se ne andò, lasciandola lì, nuda e insoddisfatta, un uomo che aveva finalmente ripreso il controllo dopo essere stato manipolato per troppo tempo.
Uscito blocco definitivamente il contatto di Catia e si sentì un uomo rinato.

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